Imputato Milosevic (Italian Edition) by Massimo Nava

Imputato Milosevic (Italian Edition) by Massimo Nava

autore:Massimo Nava [Nava, Massimo]
La lingua: ita
Format: epub, azw3
editore: Fazi Editore
pubblicato: 2013-12-05T08:00:00+00:00


Intervista a difesa

Uno degli ultimi atti pubblici è un’intervista del dicembre del 2000. Il regime è crollato. Milosevic, per nulla preoccupato del suo futuro di carcerato, non rinnega nulla. Anzi, come di consueto, contrattacca, si ritiene vittima di tutto e di tutti, non ammette responsabilità o errori. Riporto alcuni brani, perché riassumono, quasi con le stesse parole, molte posizioni e analisi sostenute nel corso del dibattimento.

«Una delle cose più vergognose del 5 ottobre [giorno della sua deposizione] è stata che nelle prime file dei manifestanti c’erano quelli della Srpska Republika, pagati e portati a Belgrado: quelli per difendere i quali il popolo serbo si è strappato la camicia, per colpa dei quali ci sono state imposte sanzioni e si sono ridotti a miseria stipendi e tenore di vita dei nostri cittadini.

Il giudizio della storia dimostra che abbiamo fatto di tutto per difendere gli interessi nazionali dei serbi. Gli accordi di pace sulla Bosnia [prima di quelli di Dayton] non venivano accettati per colpa di aspirazioni megalomani di un certo numero di politici di Pale, “primitivi” che non vedevano più in avanti del loro naso. Il colpo più duro ci è arrivato nel 1993. Il piano di Vance-Owen non era il migliore, ma significava la fine della guerra. Decisi di sostenere quell’accordo. Lo firmò anche Karadzic. Il 70 per cento del territorio era nelle mani dei serbi e avevamo una forte posizione per negoziare. Ma Pale alla fine lo rifiutò.

A Pale si era creata un lobby di politici che non capivano niente di che cosa potesse riservare il futuro. Quante vite sarebbero state salvate, quante sofferenze sarebbero state risparmiate! Per quel rifiuto, ci sono state imposte micidiali sanzioni, conseguenza di totale cecità di un gruppo di irresponsabili. Mai nessuno ha fatto più danni al proprio popolo di alcune decine di deputati del parlamento della Srpska Republika.

La proposta formulata alla conferenza di Rambouillet prevedeva la presenza della NATO sul territorio jugoslavo con diritto di usare strade, porti e aeroporti senza limiti. Questa presenza si poteva definire soltanto come occupazione. Con l’accordo dopo la guerra, l’ONU ha garantito la sovranità e integrità territoriale della Jugoslavia.

Fino al 1997, in Kosovo non era stato ucciso nessuno, nessuno arrestato, né c’erano prigionieri politici, nonostante il boicottaggio delle istituzioni statali. Il boicottaggio era una strategia della resistenza gandhiana del leader dell’Alleanza Democratica, Ibrahim Rugova, con il quale si erano però create condizioni per un dialogo, con i colloqui relativi all’accordo sull’istruzione. Gli albanesi si sarebbero potuti reinserire nelle istituzioni regolari del sistema.

Al vertice dei capi di stato dei paesi dell’Europa del Sudest, tenutosi a Creta nel 1997, il primo ministro albanese Fatos Nano dichiarò che il Kosovo era un problema interno del nostro paese. C’erano condizioni per una soluzione pacifica, ma questo allarmò coloro a quali non conveniva una soluzione pacifica.

I leader albanesi viaggiavano e potevano spostarsi dovunque, tenevano conferenze stampa a Belgrado e screditavano il governo, le edicole in Kosovo erano strapiene di stampa in albanese con accuse di ogni genere contro Belgrado.

I cambiamenti costituzionali del 1989 erano necessari.



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